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Dietro le quinte

«Ci accomuna qualcosa di molto speciale»

Ogni persona che ha donato le proprie cellule staminali del sangue, viene invitata al «Donor Advisory Board» a partire dal primo anno dopo la donazione. Cosa motiva chi ha donato a partecipare a questo comitato?

Nel «Donor Advisory Board» (DAB) specialisti in ambito medico, etico e giuridico interagiscono con i donatori. Sono questi ultimi gli esperti che contribuiscono in modo particolare allo sviluppo continuo del Registro svizzero dei donatori di cellule staminali del sangue. Abbiamo assistito alla riunione di quest’anno e chiesto a quattro persone perché continuano a impegnarsi anche dopo aver donato le proprie cellule staminali del sangue.

Mario Pesciallo, 57, Faido, operaio comunale. Ha donato nel 1998, donazione di midollo osseo.

«Sono consapevole del fatto che potrei donare di nuovo. L’idea di dare di nuovo il mio contributo per salvare una vita mi rende felice. Da quando ho donato, partecipo al DAB. Mi interessano gli argomenti affrontati, si imparano cose nuove al riguardo. Con i progressi della medicina evolvono anche le possibilità di donazione. Una cosa però è lampante: chi può donare DEVE farlo. Io non ho esitazioni. È semplice: aiutare mi rende felice.»

Daniela Angelillis, 48, Basilea, analista biomedica SSS, ha donato le cellule staminali del sangue periferiche nel 2000.

«Per trovare sempre più potenziali donatori, è importantissimo sensibilizzare e informare le persone. Voglio dimostrare che, in realtà, la donazione di cellule staminali del sangue non è nulla di complicato. Naturalmente l’argomento mi interessa anche per motivi professionali, ne parlo alla mia cerchia di amici e conoscenti. Ho già tenuto anche presentazioni al riguardo e sarei disposta a donare di nuovo. Inoltre sono una donatrice di sangue da quando avevo 18 anni. La cosa mi sta particolarmente a cuore.»

Marcel Meier, 33 anni, Eglisau, infermiere, ha donato le cellule staminali del sangue periferiche e il midollo osseo nel 2015.

«A causa dell’anonimato non sappiamo chi riceve la nostra donazione. Questa per me è una ragione per continuare a impegnarmi, non riesco per così dire a mollare la presa. Non sapendo se avrò modo di donare di nuovo, partecipo al DAB. Quello che conta, per me, è adoperarmi a favore di questa causa. Trovo interessante conoscere altri donatori, anche perché non ci sono altre occasioni per incontrarsi. Proprio a causa dell’anonimato, c’è il bisogno di qualcosa di personale. Inoltre gli input specialistici sono molto interessanti.»

Giliane Hadorn, 26 anni, Sonvilier/BE, segretaria medica, ha donato le cellule staminali del sangue periferico nel 2015.

«È importante continuare a promuovere il Registro e motivare le persone a registrarsi. È un gesto che si fa per qualcuno che non si conosce e anche il paziente non saprà mai chi è il suo donatore. Partecipo al DAB sin dall’inizio: qui mi tengo aggiornata sui progressi della medicina nel campo della ricerca sulle cellule staminali e sul tipo di questioni che sorgono, tanto dal punto di vista etico quanto da quello giuridico. Tutti quelli che sono qui hanno qualcosa di molto speciale in comune. C’è un sentimento di familiarità e cordialità reciproche. Tutti hanno donato per aiutare, non per ricevere qualcosa in cambio. Mi piace questo atteggiamento.»

«È importante continuare a promuovere il Registro e motivare le persone a registrarsi. È un gesto che si fa per qualcuno che non si conosce e anche il paziente non saprà mai chi è il suo donatore. Partecipo al DAB sin dall’inizio: qui mi tengo aggiornata sui progressi della medicina nel campo della ricerca sulle cellule staminali e sul tipo di questioni che sorgono, tanto dal punto di vista etico quanto da quello giuridico. Tutti quelli che sono qui hanno qualcosa di molto speciale in comune. C’è un sentimento di familiarità e cordialità reciproche. Tutti hanno donato per aiutare, non per ricevere qualcosa in cambio. Mi piace questo atteggiamento.»

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